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lunedì 26 settembre 2016

La comunicazione assertiva

La comunicazione con l’altro, la modalità in cui comunichiamo, è influenzata dal nostro atteggiamento mentale e dalla focalizzazione che abbiamo su di noi e sull’altro.
Se siamo focalizzati più sull’altro che su noi stessi, su ciò che può pensare l’altro, su come ci giudicherà rispetto a ciò che noi diciamo, il nostro atteggiamento e la nostra comunicazione sarà passiva. Se invece siamo focalizzati solo su noi stessi, non prendiamo in considerazione l’altro, ci riteniamo sempre nel giusto e non accettiamo di sbagliare, tendendo a prevaricare e criticare l’altro, abbiamo un atteggiamento e una comunicazione aggressiva.
Il comportamento assertivo è la capacità di auto affermarsi senza prevaricare né essere prevaricati.
Una comunicazione assertiva è comunicare in modo diretto, onesto e aperto e trovare una modalità di relazionarsi al prossimo, adeguata alla situazione sociale specifica.                                                                               
Comunicare in modo onesto i propri sentimenti, le proprie idee, le aspettative o i disagi è per la maggioranza delle donne e ancora di più per gli uomini un’impresa tanto difficile da apparire impossibile nella nostra attuale cultura in cui viene ammirato piuttosto chi ottiene dagli altri qualcosa senza dire ciò che realmente pensa.
Essere aperti significa non nascondere le proprie idee ma parlare spontaneamente di ciò che ci sta a cuore. Questa apertura nel condividere con altri un nostro modo di vedere o di sentire, ci aiuta  a non lasciare spazio a fraintendimenti e incomprensioni.
Quanto più tempo una persona rimanda una situazione problematica, che la infastidisce o la preoccupa, tanto più sarà difficile affrontare con equilibrio un dialogo chiarificatore. E le nostre emozioni non possono essere messe a tacere ma continueranno a richiedere la nostra attenzione.

Imparare a esprimere le proprie emozioni e le proprie idee può richiedere una riflessione, per pensare a cosa e come dire assertivamente la nostra opinione, e ciò ci consentirà di ottenere ciò che desideriamo e riteniamo opportuno per noi, pur rispettando i diritti, e non necessariamente i desideri, degli altri.

giovedì 22 settembre 2016

Come affrontare i traumi: l'EMDR, un nuovo approccio



Vivere un’esperienza traumatica, ossia un’esperienza in cui si percepisce una minaccia alla propria o altrui integrità fisica o identità psicologica, produce reazioni emotive e corporee importanti, che non sempre il cervello riesce ad elaborare.
Si possono presentare diverse reazioni sia fisiologiche quali i problemi di sonno, difficoltà di concentrazione, senso di nausea e stanchezza, che psicologiche quali pensieri ricorrenti e intrusivi di ciò che è successo, associazione con altri stimoli che richiamano l’evento traumatico,  disperazione, senso di colpa, vulnerabilità e ricerca di un significato della vita.
Alcune persone continuano a soffrire per un evento traumatico anche a distanza di moltissimo tempo dall’evento stesso. Spesso riportano di provare le stesse sensazioni angosciose e di non riuscire per questo motivo a condurre una vita soddisfacente dal punto di vista lavorativo e relazionale. In questi casi il trauma non si è quindi risolto e nel cervello vi è un blocco che impedisce l’elaborazione delle emozioni disturbanti, e anche quando la persona si trova in condizioni di sicurezza può sperimentare le stesse emozioni e sensazioni che ha provato nel momento in cui è avvenuto il trauma.
In queste situazioni, in cui il passato è presente, è importante ricorrere all’aiuto di un esperto, che aiuti la persona ad elaborare l’evento traumatico, che potrebbe altrimenti presentare con il tempo, ulteriori difficoltà e sintomatologie differenti. 
L’EMDR (Eye Movement Desensitization e Reprocessing) è un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati ad eventi traumatici o emotivamente stressanti.
E' usato per accedere e affrontare il ricordo delle esperienze traumatiche che hanno contribuito a sviluppare i problemi clinici o i disturbi che presenta la persona. La teoria su cui si fonda è l'AIP (Adaptive Information Processing) secondo la quale la patologia viene causata dalle percezioni di eventi passati immagazzinati fisiologicamente in memoria. 
Numerosi studi hanno confermato scientificamente la validità del metodo, ideato da Francine Shapiro nel 1987, da essere stato riconosciuto come il metodo di elezione per la terapia del PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress). 
Allo stesso tempo l'EMDR ha fornito alla psicoterapia una modalità per accedere alle informazioni immagazzinate nella memoria, stimolare il meccanismo di elaborazione e portarle alla risoluzione. 




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